Antipasti e sfizi

Ciccimmaretati, la zuppa dei morti

Ciccimmaretati, la zuppa dei morti

di Marianna Avallone

Al professore Ancel Keys e a sua moglie Margareth la signora Delia non faceva mai mancare una buona zuppa di legumi. La governante cilentana, che ha vissuto per anni con i coniugi Keys nella casa di Pioppi, preparava piatti semplici con quello che dava l’orto.

Tra questi, fagioli, lenticchie, ceci e granturco, ai quali bastava aggiungere dell’acqua e dell’olio per realizzare saporite e nutrienti zuppe. Delia, così come le nostre nonne, senza saperlo, aveva creato delle combinazioni di cibi che hanno dato vita allo stile alimentare migliore dal punto di vista nutrizionale, la Dieta Mediterranea. Tra le pietanze ce n’è una che rappresenta il piatto principe della cucina tipica cilentana, conosciuta con il nome di cicci maritati o maretati, ma anche cuccìa o cecciata. È una zuppa di legumi piena di salute, nata nei periodi di povertà, quando i contadini "sposavano nel tiano" le rimanenze di tutti i legumi rimasti in casa. Il piatto ha origini molto antiche: in Grecia, infatti, era un cibo rituale della commemorazione dei defunti.  Si è poi diffuso nelle regioni dell’Italia Meridionale, in cui l’usanza è stata estesa anche alla festa dei Santi. Nel Cilento, sin dai tempi antichi, questo piatto veniva preparato dalle nonne anche in occasione del primo maggio, come pietanza propiziatoria per la buona riuscita dei raccolti. Avere sulla propria tavola tutti gli ingredienti di cui sono composti i Ciccimmaretati o Cuccìa che dir si voglia, era segno di abbondanza e si era al riparo da fame e stenti. Tanti cereali e legumi: fagioli, ceci, mais, fave, orzo, farro e grano autoctono erano lessati separatamente. La tradizione voleva che si raccogliessero e cucinassero le granaglie avanzate dalla semina, affinché il raccolto fosse ricco. Il piatto rappresentava un buon augurio da offrire ai vicini di casa come simbolo di abbondanza e prosperità della campagna. A Casaletto Spartano, nel basso Cilento, per esempio, gruppi di ragazzi questuanti andavano di casa in casa a chiedere legumi di ogni tipo per realizzare la zuppa.  Anche se fatti con ingredienti semplici, la preparazione del piatto richiede molta cura e attenzione, dura diverse ore e passa attraverso alcune fasi: la selezione dei legumi, la bollitura e la cottura in un coccio tradizionale di terracotta o rame chiamato tìano o caccavieddu.

 

Ma qual è la ricetta?

Le quantità sono a vostra preferenza!

  • Fagioli di diverse varietà
  • Fave
  • Ceci
  • Cicerchie
  • Granturco
  • Grano di più varietà
  • Orzo
  • Farro
  • Castagne
  • Olio evo
  • Aglio
  • Sale e pepe

Procedimento

La sera prima mettere in ammollo separatamente i legumi.

Cuocerli tutti separatamente per qualche ora, a seconda del legume.  Unirli in un'unica pentola capiente con i cereali, le castagne e qualche mestolo di acqua di cottura. Continuare a cuocere a fuoco lento. A parte, in una padella, soffriggere l’olio con qualche spicchio d’aglio. Lasciarlo cuocere un po’ ed aggiungerlo ai legumi e al grano, far cuocere per una decina di minuti affinché si insaporisca. In alcuni paesi l’olio d’oliva si aggiungeva crudo al piatto già pronto. La zuppa del buon augurio è pronta per essere servita e mangiata calda.

 

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