di Alfonso Sarno
Tramonti, paese perfetto per chi è alla ricerca di ritmi lenti, di un luogo magico dove fare riposare l’anima ed il corpo. Appartato e, nello stesso tempo, vivace come gli altri centri della Costiera Amalfitana di cui è parte integrante. Immerso nelle fascinose atmosfere che conquistarono i viaggiatori stranieri dell’Ottocento che la elessero a loro ideale Porta del Paradiso e così descritta dallo storico e medievista tedesco Ferdinand Gregorovius: “Cime di monti alte fino a toccare le nuvole si ergono scoscese, nella luminosità del sole che fa apparire il mare ai nostri piedi sempre più azzurro, il colore bruno dei monti forma un magnifico contrasto col cielo e col mare…”. Colori – è il caso di Tramonti - che si amalgamano pur conservando la loro individualità dando vita ad un viaggio sempre cangiante dove l’ovvio, il già visto non esiste e che ammalia con l’ospitalità, la cucina dove il mare incontra la terra ed una natura incontaminata che ricorda quelle delle fiabe.
Un prezioso unicum che il turista attento, fuori dal coro può scoprire percorrendo i sentieri che si snodano lungo i borghi, gli antichi casali che compongono il paese, variegati e, quindi, adatti sia all’esperto escursionista che a chi preferisce semplicemente passeggiare.
A quest’ultimo è dedicato il “Sentiero delle 13 Chiese” - 13 quante le frazioni - che si snoda tra mulattiere e vecchi sentieri; rustiche case, botteghe ed antichi edifici religiosi che trasudano memorie. Come il Conservatorio dei Santi Giuseppe e Teresa nella frazione di Pucara, da dove si consiglia di iniziare il percorso. Fondato nel 1662 per volontà testamentaria di Francesco Antonio Ricca, visitato da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che donò alle Suore che seguivano la regola Carmelitana una raccolta di 25 volumi per le meditazioni e la lettura spirituale venne soppresso con l’avvento dell’Unità d’Italia. Famoso per i caratteristici “scolatoi” posti nei sotterranei della chiesa ovvero dei sedili forati che raccoglievano gli umori rilasciati dai cadaveri ma, soprattutto, per il “concerto”, liquore ottenuto dall’infusione di 15 erbe e spezie come il finocchietto, noce moscata, stella alpina, mentuccia, chiodi di garofano con l’aggiunta di orzo e caffè.
Una passeggiata che attraversa anche Novella, Gete con la bella Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo e l’antichissima cappella rupestre, Ponte, Campinola (da visitare il Giardino Segreto dell’Anima dove è possibile ammirare circa 300 varietà di rose) Corsano e Polvica. Ugualmente agevole anche se con qualche difficoltà in più è il “Sentiero delle Formichelle”, così chiamato in omaggio alle donne che salivano e scendevano i caratteristici gradoni costieri incrociandosi proprio come le formiche. Infaticabili trasportavano con la testa protetta da un cencio arrotolato ogni genere alimentare possibile ed immaginabile. Tra cui lo “sfusato amalfitano”, oggi riconosciuto con il marchio Igp: il suo profumo accompagnerà l’escursionista - si consiglia di partire da Paterno Sant’Elia - nel tragitto che disvela antichi mulini, verdi boschi, ruscelli facendogli ripercorrere le vecchie mulattiere che collegavano il territorio montano al marino. Più impegnativo è il “Sentiero di Monte Finestra” che parte dall’Alta Via dei Monti Lattari in località Chiancolella e ripaga dalla fatica regalando all’infaticabile turista un panorama paradisiaco che abbraccia la Divina Costa, Cava de’Tirreni, il Golfo di Salerno, la Valle del Sarno con il Vesuvio come sfondo. Tramonti, come gli altri luoghi della Costiera amalfitana è l’Eden in terra. Da conquistare con sudore e fatica. Ne abbisogna chi volesse percorrere il “Sentiero del Monte Cerreto”, sferzato dalla “tramontana”, il vento che prende nome da “Intra montes”, nome latino del paese.
Da Angri giunge a Tramonti ed è adatto a viandanti dalle gambe allenate e muscolose: giunti in cima saranno d’accordo con quanto scriveva Giustino Fortunato vinto “da …tanto splendore di luce, che gli occhi ne restavano abbagliati, brillava ogni cosa nell’atmosfera vaporosa, le pendici ondeggianti, le bianche città della riva, i due golfi sparsi qua e là di vele”.