Pompei da bere e da mangiare

Pompei da bere e da mangiare

di Claudia Bonasi

 

Pompei, capitale dell'archeologia italiana, è uno dei siti - patrimonio Unesco - che il mondo intero ci invidia: un'intera città, fondata nel VII sec. a.C. dagli Osci Campani e così chiamata in onore di Pompe (Ercole), che vide alternarsi nel suo dominio greci ed etruschi, sanniti e poi romani, e che l'eruzione del Vesuvio, il vulcano alle porte di Napoli, distrusse nel ‘79 d.C. La coltre di cenere e lapilli in poco tempo sommerse la città romana ed il Parco archeologico - con i suoi 66 ettari - è l’unico sito che restituisce una città romana cristallizzata nella sua interezza. Gli scavi per riportare alla luce Pompei iniziarono nel XVIII secolo per volere di Carlo III di Borbone.

Visitate le ville d'otium, che hanno sia spazi residenziali che rurali. Le più note sono la Villa dei Misteri, con i suoi affreschi, con figure a grandezza naturale; a poca distanza la Villa di Diomede, con la sua ampia area termale: nella cantina sottostante vennero ritrovati dei corpi sepolti dall'eruzione. La Villa Imperiale, nei pressi di porta Marina e del tempio di Venere, con un portico, un grande triclinio e numerose edicole.

Pompei archeologica ha portato alla luce strade e case della città, di diverse tipologie a seconda del ceto degli abitanti: le grandi domus erano di ricchi proprietari, mentre il ceto medio occupava dimore più piccole, dotate sempre di un piccolo giardino. Le pergule erano invece le case dei commercianti, una sorta di ampio vano che fungeva da casa e bottega. Meritano, tra le tante case, una visita la Casa del Citarista, con le sue sculture di animali in bronzo; la Casa del Menandro, con il suo salone con la raffigurazione delle nozze di Ippodamia, il mosaico con scene nilotiche ed il calidarium con scene di animali marini; la Casa del Fauno, quella degli Amorini Dorati o dei Dioscuri. Diversi affreschi ritrovati a Pompei vennero poi staccati e conservati al Museo nazionale di Napoli.

La vita pubblica dei pompeiani all'epoca si svolgeva tra gli edifici pubblici, come il Foro, contraddistinto dagli archi onorari; il Macellum, il mercato della città; i termopoli, dove venivano venduti cibi caldi e bevande; l'Officina del Garum, per la vendita della particolare salsa ricavata dalla fermentazione delle interiora di pesci; l'Officina di Verecundus per la tessitura, bollitura e vendita di stoffe.

Le attività ludiche - combattimenti, commedie, musica, massaggi e divertimento sessuale (in città si contavano venticinque lupanari) - erano all'ordine del giorno: le più importanti si tenevano nell'Anfiteatro, che ospitava spettacoli di gladiatori e nel Teatro Grande, dove potevano trovare posto cinquemila spettatori.

Tra i numerosi edifici sacri il tempio di Apollo, che ospita nel cortile le statue di Apollo e Diana nelle sembianze di arcieri; il Tempio Dorico con i suoi capitelli; i templi di Venere e di Iside e quello dedicato a Giove nei pressi del Foro; la necropoli.

Gli scavi sono aperti dalle 9,00 alle 19,00 (ultimo ingresso ore 17,30), con chiusura il lunedì. Il biglietto è acquistabile solo sul sito www.ticketone.it.

🍽 Restare per un weekend a Pompei vuol dire anche fermarsi a pranzo e a cena nei ristoranti della città. Ce ne sono di ottimi, a partire dallo stellato President, di Paolo Gramaglia (Piazzale Schettini, 12, tel. 081 8507245), ristorante di classe, una stella Michelin, che offre sublimi piatti campani e specialità di pesce; oppure Il Principe (via Colle San Bartolomeo 4/8, tel. 081 8505566), dove lo chef e patron del locale, Gian Marco Carli, propone una filosofia di cucina che sposa a pieno la cultura e la tradizione partenopea, con reinterpretazioni in chiave moderna e dove un piccolo giardino ospita le spezie mediterranee usate in cucina. Per una sosta serale, più veloce, c'è Pompei Centrale - la Fermata del gusto (piazza XXVIII Marzo, tel. 081 8501405, aperto dalle 19 alle 24): qui potrete gustare dall’antipasto al dolce, passando per una lunga lista di pizze, tradizionali e rivisitate, tutte preparate con lievito madre e, ancora, ottimi panini gourmet caratterizzati da eccellenze del territorio. Una selezione di cocktail originali è in abbinamento alle principali pietanze. Sempre di sera suggeriamo Bracery, gustosa steak house in chiave napoletana (Viale G. Mazzini, 53, aperto dalle 19,00, ma la domenica anche a pranzo, tel. 081 1808 7133). Ed è ancora la sera il momento giusto per una sosta al Crudo fish lounge, (Via Sacra, 40, tel. 081 278 3640), locale che reinterpreta il mare - ma non solo - in tutte le sue declinazioni, dalle polpette di tonno e salsa spicy, allo sashimi di tonno e avocado, osando anche abbinamenti con mortadella piastrata, stracciatella e pesto di rucola. Per una serata che evochi i fasti d’Oriente suggeriamo il So Zen, terrazza esclusiva con vista straordinaria al tramonto sul Vesuvio, ristorante aperto di sera, che offre cucina orientale e mediterranea, ma anche la pizza, con uno spazio dedicato al lounge bar e a chi ama rilassarsi e fumare il narghilè (Via Villa dei Misteri, 7 - tel. 081 861 3550).

Per gli amanti della pizza, tappa d'obbligo da Vincenzo Capuano (Via Roma, 27, tel. 081 4243646, aperto a pranzo e a cena), che ha lanciato l’antica pizza dei romani, fatta con farine multicereali dove tra i vari condimenti non poteva ovviamente mancare il garum. Tre le pasticcerie più importanti, che si contendono la pausa dolce per sfogliatelle, gelati e babà: De Vivo (Via Roma, 36), Gabbiano (Via Lepanto, 153), e Peluso (Piazza Bartolo Longo, 52).

⛪Se il sito archeologico vale da solo una visita a Pompei, c'è l'altra faccia della medaglia della città - quella religiosa - che attrae pellegrini da ogni parte d'Italia e invita a dedicare alla visita della città almeno un fine settimana. Pompei ospita infatti il Santuario della Beata Vergine del Rosario, uno dei maggiori centri di devozione mariana, dove ogni anno si recano in pellegrinaggio due milioni di fedeli per chiedere una grazia o sciogliere un voto. La basilica, iniziata nel 1891 e ampliata negli anni '30, ospita opere d'arte preziose e il Quadro della Madonna del Rosario che arrivò a Pompei nel 1875, avvolto in un lenzuolo e trasportato su un carro di letame

🍷Le viti cresciute all’ombra del Vesuvio, importate dai Greci, crescevano rigogliose con uve di alta qualità: gli antichi Romani produssero vini celebri, cui si ispirano quelli delle diverse aziende locali. Azienda agricola Bosco de' Medici (Via Antonio Segni, 43, Pompei - tel. 081 8506463). I vini Pompeii - pompeiano rosso i.g.t., Piedirosso 100% Pompeii - pompeiano bianco i.g.t., Caprettone 100% Lavarubra - lacryma christi del Vesuvio rosso d.o.c., Piedirosso, Aglianico Cantina del Vesuvio (Strada Statale Panoramica del Vesuvio, Trecase, tel. 081 5369041 I vini Rosso Riserva, Vesuvio Lacryma Christi del Vesuvio, DOC sigillo ceralacca, Piedirosso 80%, Aglianico 20% Cantina del Vesuvio, Bianco, Passito Pompeiano IGT, Caprettone 50%, Falanghina 50%

Il garum Antenato della colatura di alici cetarese, era una salsa a base di pesce nata dalla macerazione di pesci, con spezie (timo, finocchio, salvia, menta peperita, origano) e sale. Questa poltiglia veniva messa nelle anfore al sole a respirare e, dopo un mese, dalla spremitura si ricavava la salsa, utilizzata come condimento per insaporire le ricette. Per replicarla provate la ricetta di Giuseppe: prendete sardine, acciughe e sgombro e sminuzzate tutto sul tagliere, aggiungete almeno il doppio di quantità di sale. Versate il tutto in un contenitore da lasciare al sole, coperto con un pezzo di legno, dopo un mese circa prendetene la parte liquida e imbottigliate.