di Annatina Franzese
“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.”
Perché questa terra vesuviana è così. La odi e la ami. Tu scappi e lei, come una madre, ti riporta a casa venendoti a scovare nelle segrete più nascoste. Di lei è stato detto tutto. Di lei potrei raccontarvi tutto e niente. Ogni parola, però, sarebbe superflua dinanzi al suo cielo terso, dinanzi ai riflessi d’oro della rena nera delle sue spiagge, quando, in un mattino d’estate riflettono il sole, dinanzi agli occhi lucidi della sua gente che ancora oggi toccano con mano le catastrofiche conseguenze degli incendi del 2017. In questa particolare “estate italiana”, approfittatene senza perder tempo. Saltate in macchina e partendo da Ercolano, percorrete il perimetro del vulcano attivo più famoso al mondo seguendo il mio itinerario del gusto. Nel caso in cui vi perdeste non temete. Ad indicarvi la strada c’è il Vesuvio. È lui la nostra “seconda stella a destra”.
ERCOLANO
Da qui parte la strada che conduce al Gran Cono del Vesuvio. Fino al 1969 era Resìna. Famosa nel mondo per gli scavi della città romana fondata, secondo leggenda, da Ercole e distrutta dall’eruzione del 79. Il tratto del Corso Resìna che dagli Scavi archeologici arriva fino a Torre del Greco è chiamato Miglio d’oro per le ville del XVIII secolo allineate ai suoi due lati.
LA PIZZA DA MANGIARE: “Le Parùle” e “Gina pizza” entrambe di Giuseppe Pignalosa
LA SCOPERTA: “Acquerello Ristorante – Roof Garden” con lo chef Antonio Borrelli
IL PANINO DA NON PERDERE: “Gigino è sempre un amico” di Luigi Reale
IL VESUVIO NEL BICCHIERE: “Fuocomuorto 1780” della Famiglia Oliviero
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “L’Orto vulcanico” di Nunzia e Giovanna Nocerino
LA TAPPA DOLCE: “Generoso” di Matteo Cutolo
SAN SEBASTIANO AL VESUVIO
Deve il suo nome al culto del santo patrono San Sebastiano. Fu distrutta per il 40 per cento dall’eruzione del Vesuvio del 1944 di cui, ancora oggi, sono vivi i racconti tra gli anziani del posto. Si è guadagnata l’appellativo di “piccola Svizzera” per il suo aspetto attuale, pulito e residenziale post ricostruzione.
LA CUCINA DELLA TRADIZIONE: Il Cavatappi Muzzarè & Wine
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “Azienda Agricola Giolì” di Angelo Di Giacomo
MASSA DI SOMMA
A nord- ovest del Vesuvio ed alle falde del Monte Somma è il più piccolo dei comuni vesuviani. Dapprima frazione di Cercola, si presenta oggi totalmente moderno nell’aspetto, essendo stato l’antico borgo completamente distrutto dall’eruzione del Vesuvio del 1944
IL PANINO DA NON PERDERE: “Verdenova”
POLLENA TROCCHIA
Luogo di vacanza delle popolazioni etrusche, sannitiche e osche, che attirate dalla fertilità dei terreni e dal clima mite, ivi stabilirono la loro dimora. Il suo nome deriva per metà dal culto del dio Apollo e per metà dal latino trochlea, carrucola, torchio.
LA PIZZA DA MANGIARE: “Dueggì – Pizzeria e Trattoria Gourmet”
IL PANINO DA NON PERDERE: “Bump Pub e Pizzeria”
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “Azienda Agricola Antica Trochlea” di Stefano De Martino
LA MOZZARELLA DA PORTARE A CASA: “Caseificio La Pagliara”
SANT’ANASTASIA
Piccolo centro ai piedi del Monte Somma, antico cratere del Vesuvio, ha origini che addirittura risalgono all’epoca romana. Ben nota per il Santuario di Madonna dell’Arco e per l’annessa devozione dei fujenti, nella giornata del lunedì in Albis, rispecchia nei suoi sapori tutte le peculiarità del territorio.
LA CUCINA DELLA TRADIZIONE: Ristorante “’E curti”
LA SCOPERTA: “Ristorame – Cucina Popolare” di Domenico Esposito
LA CHICCA IN CITTÀ: “Locanda Mariacarolì” di Salvatore Piccolo
L’ORA DELL’APERITIVO: “Kadavè” di Ciro Granata e Michele Capasso
IL PANINO DA NON PERDERE: “Boh” di Ciro Granata e Michele Capasso
LA PIZZA IN TEGLIA: “Fellà” di Giuseppe Granta
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “Azienda agricola Terra Viva” della famiglia Manfellotto
IL VESUVIO NEL BICCHIERE: “Cantine Olivella” di Ciro Giordano, Domenico Ceriello e Andrea Cozzolino
SOMMA VESUVIANA
Qui tutto parla di storia e tradizione. Dal borgo antico del Casamale, alla lussuosa Villa Augustea, ove si narra morì Ottaviano Augusto, tutto è mistico e divinatorio. La più festaiola tra le cittadine vesuviane, è scandita nel ritmo quotidiano dall’ancestrale canto delle sue paranze che come un grido di speranza si tramanda di generazione in generazione. Da sempre un polo gastronomico importante, conosciuto in tutto il mondo per il suo legame indissolubile con lo stoccafisso ed il baccalà.
LA CUCINA DELLA TRADIZIONE: “La Locanda di Nonna Rosa” di Vincenzo Nocerino, “Ristorante La Lanterna” di Luigi Russo e Consiglia Caliendo.
LA SCOPERTA: “Contaminazioni Restaurant” di Giuseppe Molaro
LA PIZZA DA MANGIARE: “Pizzeria I Fontana” di Pietro Fontana
IL PANINO DA NON PERDERE: “Zio Mì” di Mimmo Molaro
LA DOLCE SOSTA: “Pasticceria Ignazio Alaia” di Giovanni e Ignazio Alaia
IL PASTICCIOTTO TUTTO L’ANNO: “Pasticceria Calvanese dal 1860”
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “Azienda Agricola Don Camillo” di Antonio Iovino Perillo
LA MACELLERIA AGRICOLA: “Macelleria Auriemma”
L’ORA DELL’APERITIVO: “Treqquarti” di Massimo Petrone
OTTAVIANO
Conosciuta per i suoi oneri più che per i suoi onori, Ottaviano serba in sé la bellezza e la signorilità propria della casata de’ Medici di Firenze, che un tempo ereditarono ed abitarono il Castello, oggi simbolo del riscatto e sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio.
LA CARNE COME NON L’HAI MAI ASSAGGIATA: “Braceria Bifulco” di Luciano Bifulco
LA PIZZA DA MANGIARE: “Villa Giovanna” di Renata Sitko
IL PANINO DA NON PERDERE: “Bifulco Exclusive” di Nando Bifulco e “Bifburger” di Speranza Bifulco
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “La Valle del Veseri” di Giovanni Ferraro
LA DOLCE SOSTA: “Pasticceria Pasquale Marigliano” di Pasquale Marigliano
LA SFOGLIATELLA TUTTO L’ANNO: “Pasticceria Sessa” di Sabatino Sessa e “Il re della sfogliatella” di Emilio Ambrosio
SAN GIUSEPPE VESUVIANO
Patria del commercio, polo tessile per eccellenza negli anni ‘80, nonostante la sua propensione al commercio più che al turismo, oggi vanta importanti punti di riferimento gastronomico.
LA CUCINA DI MARE: “Mamma Elena” di Fabio e Francesco Vorraro
LA SCOPERTA: “Ma Life Lounge & Restaurant” di Francesco Erba
LA PIZZA DA MANGIARE: “Pizzeria Luigi Cippitelli” di Luigi Cippitelli
LA ZEPPOLA TUTTO L’ANNO: “Pasticceria Panico”, “Pasticceria Diaz”, “Pasticceria la Fiorente”
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “Le prelibatezze di nonno Luigi” di Francesco Ammendola
TERZIGNO
Confinante, facilmente confondibile con San Giuseppe Vesuviano, Terzigno gode di una propria storia e di una propria territorialità. I suoi terreni vulcanici e fertili fungono da palcoscenico alle meravigliose quanto suggestive aziende agricole e vitivinicole.
LA PIZZA DA MANGIARE: “Haccademia” di Aniello Falanga
IL VESUVIO NEL BICCHIERE: “Villa Dora” della Famiglia Ambrosio
I PRODOTTI DA TENERE IN DISPENSA: “Azienda Agricola l’oro del Vesuvio” di Francesco Ambrosio
L’ENOTURISMO: “Tenuta le lune del Vesuvio” di Andrea Forno
BOSCOREALE
Probabile antico sobborgo della vicina Pompei, è il meno conosciuto dei comuni vesuviani, ricco di storia e di archeologia.
LA CUCINA DELLA TRADIZIONE: “La Locanda da Alfonso” BOSCOTRECASE Ineguagliabile la sua vista sull’intero golfo di Napoli, colorata dalle sfumature di pini marittimi, fichi d’india e ginestre. Famosa per la lavorazione della pietra lavica e delle botti.
LA PIZZA DA MANGIARE: “Pizzeria F.lli Prisco” dei Fratelli Prisco
IL VESUVIO NEL BICCHIERE: “Cantine Matrone” di Andrea Matrone
L’ENOTURSIMO: “Sorrentino Vini” della famiglia Sorrentino
TRECASE
Divenuto comune nel 1980 dopo essere stato da sempre frazione di Boscotrecase, deriva il suo nome, probabilmente, dall’obbligo per i cittadini, in vigore a partire dal 1500 di pagare le imposte fondiarie a tre case religiose.
LA CUCINA DELLA TRADIZIONE: “Casa Mia” di Giovanni Di Maio
IL VESUVIO NEL BICCHIERE: “Casa Setaro” di Massimo e Maria Rosaria Setaro
L’ENOTURISMO: “Cantina del Vesuvio” di Maurizio Russo
TORRE DEL GRECO
La città del corallo, quarto comune della regione per numero di abitanti. Un vero gioiello. Qui tra cielo, mare e bellezze architettoniche mozzafiato, Giacomo Leopardi scrisse “La Ginestra”, regalando al resto del mondo un capolavoro.
LA STELLA DEL MIGLIO D’ORO: Josè Restaurant – Tenuta Villa Guerra con lo chef Domenico Iavarone Stella Michelin
LA CUCINA DELLA TRADIZIONE: “Casa kbirr” di Fabio Ditto con lo chef Antonio Aliberti e Retrobanco Pizza & Bistrot di Salvatore Mennella e Antonio Ifigenia
LA CUCINA DI MARE: “San Pietro bistrot del mare” di Mariano e Antonio Panariello
IL PANE DA NON PERDERE: “Cesto Bakery” di Catello Di Maio
LA DOLCE SOSTA: “Gelateria Mennella”