di Valerio Calabrese
In questo ultimo mese, nostro malgrado, abbiamo avuto modo di conoscere diversi aspetti di questo maledetto virus e della pandemia che si è scatenata sul nostro pianeta. E al di là degli aspetti sanitari, delle vittime e dei contagi, uno degli argomenti su cui la comunità scientifica internazionale si sta interrogando riguarda il tema ambientale, sia per lo studio dell'origine del virus, ma soprattutto per le conseguenze sugli ecosistemi che la pandemia sta generando.
Se, per ciò che riguarda le origini, si è ben presto scoperta la genesi di questo virus e le sue fasi di trasformazione e migrazione dai pipistrelli all'uomo, la sua diffusione ha mostrato invece come gli squilibri degli ecosistemi siano stati centrali nella generazione della pandemia.
Il salto di specie, grazie al quale il virus attacca l'uomo, viene generalmente sempre favorito da particolari condizioni di vita promiscua con animali selvatici (pipistrelli, ma anche pangolini e scimmie) spesso privati dall'uomo dei loro habitat naturali e spazi vitali.
Ma qualcuno - come i ricercatori della Società di Medicina Ambientale - si è chiesto come il virus si comportasse nell'interazione con l'ambiente e l'inquinamento.
E così, si è scoperto che la particolare concentrazione antropica e la conseguente presenza di inquinanti nell'aria, il particolato (Pm10 e Pm 2,5) su tutti, sembra essere stato uno straordinario vettore per la diffusione del virus in particolari aree del mondo e del nostro Paese, dalla provincia di Hubei alla pianura padana.
Di contro, però, c'è anche un risvolto positivo in questa tragedia: la quarantena che ormai coinvolge circa un miliardo di persone sul pianeta, sommato al fermo industriale in molti paesi del globo, sta consentendo alla Terra di tirare un po' il fiato.
In questo Mondo mezzo fermo, mentre siamo chiusi in casa davanti alla tv, sperimentando ricette o lavorando al computer, fuori, con l'esplosione della primavera, la natura si è velocemente ripresa i suoi spazi. Così, nei canali di Venezia tornano i pesci, il mare di via Caracciolo sembra la Sardegna e perfino il Sarno, da tutti conosciuto come “il fiume più inquinato d'Europa”, approfittando della chiusura forzata delle tante aziende che lo usano come fogna, torna a scorrere azzurro e pulito come non mai.
Certo, c'è sempre qualcuno in controtendenza, che prova ad approfittare per rimuovere vincoli e tutele. Come negli Stati Uniti, dove sotto la spinta delle lobby del petrolio, l'Ente di protezione ambientale ha sospeso le norme e le restrizioni sulle contaminazioni ambientale per le industrie americane, adducendo come “scusa” proprio la pandemia.
Tuttavia, i benefici ambientali conseguenti al quasi generale lockdown sono molti e non si fermano solo ai mari e ai fiumi. Mai come nelle ultime due settimane, proprio nella pianura padana si sono riscontrati livelli così bassi di polveri sottili, e lo stesso vale per la città di Roma e l'area metropolitana di Napoli. L'agricoltura si è fatta mento intensiva e il traffico aereo è calato drasticamente. Insomma, un repentino e forzato rallentamento che molti osservatori vedono come primo passo per un approccio all'economia più sostenibile e durevole, quando si dovrà ripartire.
Un discorso a parte invece riguarda il sistema dei Parchi italiani, dove a fronte di una nuova vitalità degli habitat naturali, corrisponde un pericoloso allentamento delle misure di salvaguardia e contenimento della fauna.
Se da un lato è affascinante vedere le anatre a Piazza di Spagna e i fenicotteri sui tetti di Milano, dall'altro il discorso diventa diverso se, a raggiungere le piazze e le abitazioni di paesi e città, sono cervi, cinghiali e qualche volta i lupi. Una convivenza già difficile in periodi “di pace”, specie nei paesi dell'Appennino e delle valli prealpine, o in territori-parco come il Cilento e il Pollino, che rischia adesso di incrinarsi definitivamente se non gestita bene e armonizzata da chi la governa.
Dopo questo lungo blocco, ci aspetta un lento ritorno alla normalità, speriamo possa essere migliore di come l'abbiamo lasciata.