Loro di Monte di Dio

Loro di Monte di Dio

di Alfonso Sarno

Si presenta come un raffinatissimo divertentissement letterario, fin dal titolo con la “L” di “Loro” graficamente espressa da Kamalei von Meister – autore del disegno di copertina – con l’utilizzo di un colore diverso da quello delle altre lettere. Quasi un visivo rimando a “L’oro di Napoli”, raccolta di trentasei racconti di Giuseppe Marotta: memoria di una Napoli affamata di vita e con i suoi abitanti sospesi tra grandi guai e minime gioie, in perenne movimento tra le strette strade ed i vicoli del centro antico con gli alti, maestosi palazzi attraversati dall’azzurro del cielo. Immagine di una città giocosa e multiforme che impavida resiste racchiudendo in sé, scrive Antonella Esposito Gagliardi nella prefazione di sua competenza “le contraddizioni di una città che ha pochi uguali nel mondo. Le contraddizioni, gli opposti, le diversità che convivono e si fondono. Antinomia che si scorge già dai cognomi delle autrici: Donna Januaria Piromallo Capece Piscicelli di Montebello dei duchi di Capracotta (si tratta di una sola persona!) e Antonella Esposito, sposata Gagliardi, ma comunque Antonella Esposito!”. La prima, giornalista o meglio “narratrice di storie” come si definisce; la seconda, avvocata civilista ed esperta di diritto di famiglia hanno chiesto a 25 storici abitanti della strada che si inerpica sulla collina di Pizzofalcone e famosa per essere sede della Scuola militare della “Nunziatella” e per Palazzo Serra di Cassano, oggi sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, scenario, il 3 settembre del 1960, del “ballo dei re”, tenutosi in occasione delle regate storiche dei 27esimi Giochi Olimpici, a cui parteciparono reali in servizio o detronizzati di svelare il loro rapporto con quel piccolo mondo dove aristocratici ed affermati professionisti convivono con artigiani, operai, solachianielli, guardiaporte ed uomini e donne “d’onore”. Luogo protagonista anche di altri celebri romanzi come “I ragazzi di Monte di Dio” di Atanasio Mozzillo, “Montedidio” di Erri De Luca ed “I bastardi di Pizzofalcone” di Maurizio de Giovanni (presenti, gli ultimi due, tra gli autori) e che ha visto nascere al numero civico 49 il due volte Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un mix di sapori, odori, sentimenti, panieri calati dal balcone per la spesa che, in un continuo flusso tiene insieme i “bassi”, a volte soltanto sfiorati dalla sfera di sole con i sontuosi piani nobili dai soffitti affrescati e le terrazze affacciate sul mare. Uniti dai cibi preparati da quello che una volta veniva denominato “popolino” che offre/vende ai “signori” il frutto della fantasiosa, millenaria abilità culinaria: semplici fette di pane cafone caldo irrorate con un filo d’olio, tortani con sugna, pepe, cicoli e salame, ragù rosso od alla genovese, pasta e fagioli, baccalà, zuppe di legumi, spaghetti allo scarpariello, braciole. pizze e panzarotti fritti, pastiere, freselle e taralli. Cibi che fanno da fil rouge alle storie raccontate nel corale pamphlet, una sorta di diario di una napoletanità meticcia e sfrontatamente fatalista che non ha nessuna intenzione di arrendersi all’imperante massificazione, radiografia di una strada che, recitano i versi che concludono le pagine “porta verso il cielo…/è il cielo che diventa strada/per guidarci verso il bello/il divino”.

Titolo: “Loro di Monte di Dio”

Autori: a cura di Januaria Piromallo ed Antonella Esposito Gagliardi

Editore: Guida Prezzo: 15,00 euro