Milena Pepe, il ritorno tra le vigne

Milena Pepe, il ritorno tra le vigne

di Diana Cataldo

Che l’accento francese non tragga in inganno: Milena Pepe è donna europea che parla fluentemente quattro lingue, ma dall’animo profondamente irpino. Determinata, competente, sobria, testarda e appassionata proprio come chi l’Irpinia ce l’ha nel sangue. Proprio come lei, metà irpina (papà Angelo di Luogosano, il fierissimo Cavalier Pepe) e metà belga da mamma Anne Deloge. Una storia di emigrazione che comincia come tante altre ma che avrà un finale diverso. Angelo Pepe parte a 19 anni dall’Irpinia facendo rotta su Bruxelles per studiare lingue all’università. Si sposa e nel 1979, anno della nascita della figlia Milena, apre il suo primo ristorante. Si chiamerà “Il sogno d’Italia”, come quel sogno che il Cavalier Pepe ha continuato a coltivare per tutta la sua vita - mentre apriva anche “Au Reposdes Chasseurs” e altri cinque ristoranti - tanto da spingere la figlia a ritrovare proprio le sue radici italiane, facendole scoprire due volte l’anno quella famiglia così unita – ben dieci fratelli – che non vedevano l’ora di ritrovarsi in Italia con quel pezzo di famiglia trapiantata in Belgio. Quel destino che papà Angelo sognava per la figlia Milena finirà per diventare realtà, tanto da vedere la propria primogenita vivere in quella casa dove da piccola veniva a trovare i suoi nonni. Un cerchio che si chiude, insomma, ma che, prima di disegnare quel sogno immaginato 41 anni fa da papà Angelo, dovrà fare un bel po’ di strada. Dopo il liceo Milena si laurea in Marketing e gestione aziendale all'Ephec, École pratique des hautes études commerciales, si trasferisce in Olanda per l’Erasmus alla Hoogenschool di Utrecht dove si specializza in Comunicazione e management, lavora con la Opel al Salone delle auto ad Amsterdam e al Feijenoord a Rotterdam. Nel frattempo il Cavalier Pepe investe in Irpinia, piantando e ristrutturando, insieme ai fratelli, il vigneto di famiglia a Luogosano e Sant’Angelo all’Esca. Il cuore e la testa, dunque, sempre e costantemente in Italia, un legame saldissimo che gli porta un prestigioso riconoscimento: a soli quarant’anni riceve dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti sul lavoro, per le sue qualità morali, per il suo attaccamento al lavoro e per l'alta professionalità.

“Ero con lui al Quirinale in quel giorno bellissimo, avevo diciotto anni. Pur lavorando in Belgio mio padre non ha mai voluto prendere la nazionalità belga – racconta Milena Pepe -. È sempre rimasto italiano al 100%”. E anche Milena è oggi italiana al 100 %, ma prima di arrivarci ha scelto di disegnare per sé stessa una strada molto precisa: quella della formazione e della competenza.

È in quel momento che il Cavalier Pepe le propone di andare in Francia, per proseguire gli studi nel mondo del vino. “Ci pensai e ripensai e scelsi di provare. Mi iscrissi ad un Master in Marketing del vino all'Universitè du Vin a Suze-la-Rousse, in Provenza, per poi lavorare presso Le Domaine Chapoutier a Tain l'Hermitage, azienda vinicola di uno dei guru del marketing del vino. Potevo già fare rotta verso l'Italia e cominciare a prendermi cura dei vigneti di papà, ma la mia formazione mi avrebbe portato a ricoprire un ruolo che non sentivo completo. Io non volevo gestire l'azienda come un commerciale. Io volevo saper fare il vino".

Milena, dunque, non si ferma. Continua la sua formazione e la scelta cade su viticoltura ed enologia. A 23 anni, con 23 ettari di vigneto in Irpinia ad aspettarla, Milena segue il suo istinto.

"La mia università mi consigliò di proseguire gli studi in enologia in Italia, a Piacenza. Scrissi la lettera di motivazione in italiano e venni accettata. Parlavo un italiano maccheronico, da figlia di emigrato. Sono una persona pragmatica e sapevo che non era quella la mia strada". E così Milena arriva in Borgogna, a Macon-Davayé, alla Scuola superiore di viticoltura ed enologia.

"Avevo fame di imparare tutto del mondo del vino, da come si pulisce una pompa fino alla pedologia. Ho fatto l’operaio in vigna, ho lavorato con tutta me stessa come stagista presso le Domaine La Janasse a Chateauneuf-du-Pape. In testa avevo ormai l'azienda di famiglia".

E così, alla fine della Scuola superiore, Milena comincia la sua avventura italiana. "Mi trasferisco da zio Gennaro, fratello di mio padre, mi tuffo nel lavoro che diventa la mia priorità assoluta. Ero talmente immersa in questa realtà da dimenticare di mangiare o di prendere un caffè. Ero la cantiniera, vinificavo con un cuoco e un cameriere, col supporto dell'enologo Raffaele Inglese. Fisicamente era molto dura, una volta sono persino caduta da una vasca di Taurasida un’altezza di tre metri, facendomi molto male. Sono andata in ospedale da sola, per non fare preoccupare la mia famiglia. Lì ho avuto un momento di cedimento, ho temuto di non farcela. Poi mi sono rialzata e così è nato Opera Mia, il mio Taurasi, il vino che mi ricorda ogni giorno da dove sono partita e quanto lavoro svolgo quotidianamente in vigna e in cantina".

Prendono così forma i vini di Tenuta Cavalier Pepe: i rossi Sanserino (Irpinia Rosso Doc, aglianico e sangiovese), Terra del Varo (Irpinia Aglianico Doc, aglianico e merlot), Santo Stefano (Irpinia Campi Taurasini Doc) e Opera Mia (Taurasi Docg) e tre bianchi: Bianco di Bellona (Irpinia Coda di Volpe Doc), Refiano (Fiano di AvellinoDocg) e Nestor (Greco di Tufo Docg).

"Ho seguito da subito le mie idee, le mie scelte sulla vinificazione in purezza dei bianchi e sulla caratterizzazione dei vini. La mia formazione mi ripagava”. Oggi Milena di sé dice di essere "quella che volevo essere. Mi sento una produttrice a tutti gli effetti, il vino nasce dalla mia testa, dal mio palato e dalle mie uve. Ho dovuto dimostrare la mia competenza e l’ho fatto con i miei tempi. Sono stata buttata in mare senza i braccioli, diciamolo. Mia mamma voleva che rimanessi in Belgio, dopo essere andata via non mi ha parlata per un anno, e oggi che sono mamma anche io non posso che capirla". All'Irpinia Milena si è legata in maniera profondissima, qui ha trovato marito ("Augusto, un marito e un papà meraviglioso, è di Taurasi e io lo chiamo ‘la mia grande riserva’, perché migliora con gli anni"), con cui ha avuto due figli, Angelo – doveroso omaggio al Cavaliere – e Alessandro. "Mi sento una donna del Sud, una mamma italiana, un'imprenditrice che ha mantenuto una visione europea. Essere donna, diciamolo, è difficile, e non solo nel mondo del vino. Ancora oggi a quarant’anni, da imprenditrice con una forte formazione alle spalle, devo dimostrare in continuazione il mio valore. Sarà l’accento, i capelli biondi, l’aspetto giovane...”.

Gli stereotipi sono duri a morire ma Milena da quel giorno in cui nacque Opera Mia non ha mai mollato, neanche un attimo. “Lavoro tantissimo, non conosco il weekend, ora con l’emergenza Covid ho raddoppiato i ritmi di lavoro. La mia cantina è sempre stata aperta ai visitatori, anche nel fine settimana. Ho costruito questa azienda con un disegno preciso in testa: volevo che non si dovesse mai dipendere da nessuno, che il vino fosse della Tenuta e di nessun altro. Nella mia cantina io sono dappertutto, ma non sono da nessuna parte”.

Il futuro di Tenuta Cavalier Pepe – oggi una produzione di 450mila bottiglie, alla 17esima vendemmia firmata da Milena - lo immagina col suo papà che possa finalmente godersi il meritato riposo e fare il nonno, ricongiungendosi con la sua terra amatissima, e con i suoi figli che, chissà, possano seguire le sue orme (“uno è un gentiluomo, uno è un leader, uno dei due penso seguirà la strada del papà, che è avvocato. L’altro penso sarà al mio fianco”). E il futuro dell’Irpinia del vino? “Per questa terra io vedo una crescita. Ho una visione molto positiva da sempre anche se il percorso è senza dubbio molto lento. Siamo una piccola comunità e far conoscere i nostri vini, a livello mondiale non è facile. Questa non è una zona turistica, ma chissà che con l’emergenza Covid la tranquillità e la sicurezza delle zone interne possano rappresentare un vantaggio in un immediato futuro. Questo territorio può essere venduto all’estero, anche stimolando l’acquisto di seconde residenze. Qui si vive bene, si mangia bene, si beve bene”.

E se dovesse puntare su una sola denominazione Milena Pepe non avrebbe dubbi: “Il Taurasi. È un grandissimo vino, ma dobbiamo rispolverarne l’immagine facendone un prodotto non di moda ma un simbolo, uno status symbol, come si dice in marketing. È un vino figo, e dobbiamo continuare a dirlo al mondo”.