Benny Sorrentino: figlia del Vesuvio

Benny Sorrentino: figlia del Vesuvio

Testi e foto di Antonella Amodio

“Siamo in vendemmia, uno dei momenti più belli del mio lavoro, ma anche il più delicato, dove si fa la corsa per raccogliere l’uva prima del temporale in arrivo, o perché quello è proprio il momento giusto, quando i parametri di maturazione dell’uva sono in equilibrio ideale per ottenere ottimi vini.” Benny Sorrentino è l’enologa della cantina Sorrentino, viticultori sul Vesuvio da tre generazioni.

Il vino scorre nelle vene di Benny insieme con il sangue: è vita per lei che ha scelto la professione di enologa e continuare quindi la tradizione di famiglia, contagiata dall’entusiasmo della nonna Benigna.

“Tutto ebbe inizio con nonna: da lei ho ereditato non solo il nome (si chiama Benigna anche lei) ma anche la passione per il vino. È merito suo se mi sento figlia del Vesuvio, di questa terra unica al mondo, che per quanto tremenda – visto che siamo su un vulcano attivo – regala prodotti meravigliosi. Croce e delizia, dove la gioia di ottenere vini profondamente espressivi, e in generale poter coltivare tutti i frutti che se ne ricavano, incita a continuare l’opera di recupero e salvaguardia”.

In queste parole Benny Sorrentino racchiude la sua esistenza, legata al Vesuvio e al vino, nella quale la nonna ha avuto un ruolo fondamentale per il suo futuro lavorativo. Aveva deciso sin da piccola di seguire studi agronomici. Così, con una laurea in tasca, conseguita presso la facoltà di agraria di Portici, parte per il Piemonte, dove completa gli studi con una specialistica in scienze viticole ed enologiche, presso il Centro Ricerche per l’Enologia di Asti.

Per dirla tutta, è stata la prima donna enologa della Campania nel 2006, facendosi subito notare nella produzione di vini territoriali dell’azienda di famiglia a Boscotrecase, nel Parco Nazionale del Vesuvio, luogo caratterizzato dalla presenza di grandi pini marittimi, ginestre e diverse varietà di orchidee, che crescono tra le pietre laviche.

“È sempre stato difficile per me allontanarmi dalla mia terra, nonostante mi piaccia viaggiare. Appena mi è possibile parto per scoprire nuovi posti e – perché no – anche per assaggiare vini prodotti in aree diverse da quella del Vesuvio, e dell’Italia in generale. Amo così tanto stare qui, che dopo il matrimonio ho preso casa a Terzigno, un comune confinante con Boscotrecase, da dove guardo – attraverso la finestra - i vigneti che io stessa ho fatto impiantare. Mi dà gioia, è come guardare un figlio e vederlo crescere”.

Benny è sposata ed è madre di una bambina che portava in grembo la vendemmia scorsa. “Mia nonna mi ha ‘iniziata’ alla vigna molto presto. Avevo solo sette anni quando mi portò per la prima volta ad assistere ad una vendemmia. Fu incredibilmente bello, perché raccolsi i miei primi grappoli, così per gioco. Chi avrebbe immaginato che da lì a poco avrei scelto di vivere a contatto con l’uva, ancor prima che con la terra?”.

Nell’impresa di famiglia, Benny – che vede nel papà Paolo Sorrentino l’ideatore di quella che è la realtà attuale – è supportata dal fratello Giuseppe, che si occupa dell’aspetto commerciale e dalla sorella Maria Paola che si dedica all’accoglienza, mentre la mamma Angela è un’ottima cuoca, e delizia gli ospiti nell’agriturismo della cantina con la sua cucina classica e tipica.

Il vino, il territorio, il Vesuvio sono la compagnia che si gode soggiornando anche in una delle camere sparse nei vigneti della Tenuta Sorrentino: il Bed & Wine Experience nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio. Una magia che è difficile da raccontare a chi non l’abbia vissuta. Attualmente, la cantina produce circa 240.000 bottiglie. Tutto è coltivato e vinificato in modalità biologica in 35 ettari vitati e 5 che andranno in produzione a breve.

I vini di Benny raggiungono ogni angolo del pianeta, primo il Lacryma Christi bianco, rosso e rosato, e poi quelli ottenuti da uve in purezza, come il piedirosso, l’aglianico, e – non ultimo – il caprettone. A proposito di quest’ultimo, Benny racconta con un certo orgoglio che dal 2014 è stato iscritto nel Registro nazionale delle varietà di viti come biotipo locale del Vesuvio (era confuso prima con il coda di volpe). Alla nonna Benigna, che si faceva chiamare Benita per via della sua austerità, la Sorrentino Vini ha dedicato un’etichetta: Benita 31 (31 si riferisce all’anno della sua nascita), prodotto con uve caprettone e falanghina, i due vitigni a bacca bianca autoctoni con i quali produce anche il leggendario Lacryma Christi Bianco.

Benny a quale vino della vostra gamma sei più legata?

“Sicuramente al Vigna Lapillo, il Lacryma Christi del Vesuvio Bianco. C’è uno studio, un progetto di base che dall’anno 2000 mio padre porta avanti. Quando sono entrata in azienda ho assolutamente appoggiato l’idea di papà di impiantare vigne a 500 metri s.l.m. Nessuno prima di allora lo aveva fatto sul Vesuvio, una terra estrema ma ricca, e la maggior parte della gente ci dicevano che eravamo pazzi, pensando che il progetto sarebbe fallito. Abbiamo così mappato il territorio, selezionando 20 particelle nelle quali abbiamo impiantato il caprettone e la falanghina, con il sistema di allevamento a guyot. I risultati adesso sono sotto gli occhi di tutti: un vino straordinario, complesso e altamente identitario. Ne siamo felici.”

Tenace, volitiva e instancabile lavoratrice, Benny, ballerina di danza classica, poi di jazz e di hip hop, ha avuto la fortuna di poter trasformare la sua passione in lavoro e continuare a tracciare – con il supporto della famiglia – quel corso della storia iniziato nell’800, per intuizione della nonna Benigna, brava nel conservare in un moggio di terreno tutti i vitigni autoctoni a piede franco e tante varietà e biotipi locali di frutta e verdura. Benigna, ormai Benny per tutti, è il volto femminile del Vesuvio: si destreggia elegantemente tra le uve che crescono sui lapilli, sulla cenere e sulla sabbia, lungo le pendici di quel vulcano che dai suoi 1281 metri domina il panorama del Golfo di Napoli, condizionando la vita di chi ci abita e ci lavora, ma regalando nello stesso tempo vini unici.